Sommario
Èthos tecnologico e ricerca sociale: datificazione, computazione e sociologia digitale di Biagio Aragona, Cristiano Felaco
La virtualità digitale tra immanenze cronologiche e diversioni territoriali di Linda De Feo
City of orgies, walks and joys: la produzione dello spazio e del tempo nella città queer di Maria Luisa Fagiani
Turismo: evoluzione tecnologica e paradigmi interpretativi di Monica Gilli
La complessità del cyberbullismo. Un approccio di digital literacy di Francesco Marrazzo
Mobilità turistiche fuori dai luoghi. Forme e significati dei viaggi online per i giovani italian idi Salvatore Monaco
Deviant body. The stakes of an identity construction di Khalid Mouna
Rubriche – Interstizi. Letture a 3 T
Amalia Caputo, Cristiano Felaco, Gabriella Punziano, La ricerca trasversale e longitudinale nelle scienze sociali, Milano, FrancoAngeli, 2017
Roberta Iannone, Andrea Pitasi, Tra Amsterdam e Berlino. Geografia e spirito della teoria sociologica, L’Harmattan Italia, Torino, 2018
Alessandro Simonicca, Cultura Patrimonio Turismo. Dal viaggio alla mobilità culturale. Elementi di Antropologia del presente, CISU, Roma 2015
Incontri fuori luogo
Intervista a Michael Blim di Carmine Urciuoli
Editoriale di Fabio Corbisiero. Con il saggio di apertura di questo numero, la Rivista avvia la sua riflessione su una serie di fenomeni sociali più recenti. Abbiamo scelto di inaugurare questo percorso con un’analisi dei Big Data; un corpus di dati in formato digitale che sono raccolti, archiviati e gestiti attraverso dataset di ampie dimensioni, non trattabili attraverso i sistemi software e hardware tradizionalmente impiegati nell’ambito delle ricerche sociali. Come ci dicono Aragona e Felaco nel saggio che apre il numero: «Con il passare del tempo, il bagaglio di tecniche collegate all’inchiesta campionaria è cresciuto a dismisura, insieme all’uso della tecnologia, che è stata impiegata con sempre più intensità per rilevare (attraverso tecniche computer assisted), organizzare (in database relazionali e on-line) e analizzare (con i più sofisticati packages statistici) i dati di tipo survey. Ma proprio questa stessa dimensione tecnologica […] sembra che abbia avviato la “crisi della sociologia empirica”». L’attrattività verso queste fonti non risiede solo nella possibilità di cogliere il flusso della vita in diretta, attraverso dati fluidamente disponibili, ma anche nella loro disponibilità in un formato tale da consentire operazioni di ricerca, analisi cross-section e rappresentazioni grafiche. Tuttavia, emergono alcune questioni: possiamo considerare questi dati come attendibili, rappresentativi e validi? L’analisi di questi dati è sempre lecita da un punto di vista etico, giuridico oltre che sociologico? La loro diffusione sta segnando il tramonto delle tecniche tradizionali? A questi interrogativi risponde in parte il saggio in questione. Lungo questa angolazione critica si pone anche il pensiero di Linda De Feo che nel suo saggio si interroga sulla digitalità come “sistema metaterritoriale”, in cui la tecnica, che in passato ha umanizzato lo spazio e il tempo, rischia ora di disumanizzarli. In questo scenario, la scelta di affidarsi a sistemi “non umani” non può che andare nella direzione del cyborg, non più configurabile soltanto come protesi, prolungamento delle funzioni umane, ma come complesso di strumenti finalizzato alla creazione di universi, sempre più strutturati e sofisticati, sul piano dell’immaginario tecnoscientifico. L’analisi ci illumina sulla capacità della tecnologia di migliorare sensibilmente le nostre vite, che restano comunque confinate in un limbo di precarietà, mentre attorno a noi tutto sembra cambiare e nulla cambia. Una ricerca scientifica e culturale, se vuole avere un senso, deve riconoscere il ruolo dell’immaginario nella produzione di discorso e di prassi, nell’invenzione di un futuro possibile e di un mondo complesso (com-plexus), composto da tante parti. Così, scrive De Feo, la virtualizzazione non si identifica quindi con la derealizzazione, ma con un mutamento identitario, tale che una foto digitalizzata, per esempio, continuerà a occupare uno spazio di realtà perché digitalizzata tramite scanner, archiviata in un hard disksotto forma di byte, supportata dall’hardware.
Anche le riflessioni successive si agganciano alla T di tecnologia riportando il suo rapporto dal piano della metariflessione dei due saggi di apertura a quello della riflessione più empirica. In tal senso i saggi di Fagiani, di Gilli e di Monaco propongono un’analisi sulla cifra “ontologica” della città (la prima) e del turismo (i secondi) attraverso riflessioni sugli usi del tempo di viaggio e dello spazio urbano. Sullo sfondo di una società mainstream, sempre più normata e normativa, il saggio di Fagiani si interroga sul futuro della città, utilizzando categorie di fruibilità non normate, ontologicamente legate al passato e al futuro della storia urbana e anello di congiunzione fra “origini” e “nuovi inizi”. In questa lettura l’urbanizzazione è una precondizione per l’emersione di una significativa cultura della differenza sociale; la comunità omosessuale è descritta come pioniera di tutta una serie di valori e comportamenti destinati a divenire caratteristici della metropoli moderna.
Il saggio successivo si interroga – alla luce delle trasformazioni culturali indotte nell’esperienza e nella pratica turistiche dalla diffusione delle tecnologie della mobilità, dai trasporti alla comunicazione digitale – sul concetto di turismo come rito di passaggio e ricerca di autenticità, in qualche modo sostitutiva di una risalente ricerca del sacro.
Il processo di digitalizzazione e di interconnessione del tutto determina nuovi paradigmi e cardini del turismo conducendo a mutamenti radicali nell’industria turistica e nella struttura delle relazioni fra gli operatori: dopo il tramonto dei computer Reservation System (CRS), abbiamo assistito all’ondata dei cosiddetti Global Distribution System (GDS). Si tratta di portali intelligenti che, fornendo informazioni su migliaia di industrie turistiche in tempo reale, hanno dato il via ad una vera e propria rivoluzione telematica nel settore del turismo. Sistemi di prenotazione automatica come Galileo, Amadeus e Worldspan hanno reso ormai globale la disponibilità di ogni genere di servizio e prodotto turistico, come la prenotazione di biglietti aerei o di una camera d’hotel o l’affitto di un’auto, all’interno di una fittissima rete di collegamenti tra i vari operatori del settore. Gilli definisce questo processo come un rito di passaggio: «Sotto questo aspetto, la rivoluzione avvenuta nelle tecnologie e il suo echeggiamento nella cultura non hanno fatto che rendere più chiara quella vera e propria rivoluzione copernicana che, nelle moderne società complesse, ha posto in primo piano l’individuo, e in secondo piano i meccanismi. Non è questa la sede per precisare che il controllo sull’individuo non è affatto diminuito, anzi, – ma solo di notare che esso avviene solo in piccola parte attraverso meccanismi».L’assunzione del paradigma delle nuove mobilità è la chiave di lettura per leggere il lavoro di Monaco che considera possibile la realizzazione di esperienze turistiche non solo in spazi fisici, ma anche in luoghi astratti e digitalizzati, in cui gli attori sociali si muovono e agiscono alla stregua del turismo standard. Il taglio dato da Monaco al proprio saggio è di natura empirica e propone i risultati di una ricerca nazionale di tipo survey su forme e significati dei viaggi online.
Il saggio di Marrazzo si esprime sulla relazione tra minori e nuove tecnologie, proponendo un approccio basato sull’importanza della digital literacyper adolescenti e adulti. In particolare viene analizzato il fenomeno del cyberbullismo, con l’obiettivo di cogliere i più comuni errori legati alla sua cattiva intepretazione e di evidenziare le differenze rispetto al bullismo classicamente inteso. Sotto questa angolazione critica l’analisi mette in evidenza l’importanza di un percorso di alfabetizzazione digitale che ponga al centro competenze etiche e di relazionalità; ma anche l’utilità dell’appropriazione dei compiti di alfabetizzazione da parte delle istituzioni scolastiche, in grado di favorire un approccio dialogico tra genitori, insegnanti e minori.
Chiude questo numero un saggio “off-topic” per il filo rosso che lega tutti i contributi raccolti in questo fascicolo, ma decisamente in linea con il paradigma del fuori luogo. Mouna, infatti, propone un lavoro di campo sull’uso (ir)rituale del corpo durante uno dei tanti moussem (feste sacre) realizzati in Marocco. La sua analisi è giocata sull’enigma del mito della “della presenza” – à laDe Martino – di Lalla Aicha, uno spirito la cui presenza aleggia sui colli di Sidi Ali, un piccolo villaggio della regione di Meknès. Una presenza inopportuna per l’Islam perché non ne viene contemplata la venerazione che, di fatto, si realizza a dispetto dei canoni più ortodossi. Senza entrare nel merito della prospettiva demartiniana, preme precisare che questa non corrisponde all’analisi dei fenomeni avanzata da Mouna: questi fenomeni non sono “relitti” di un sistema passato ma sono la conseguenza di un ininterrotto rimodellamento di sistemi mitici e di riti, che si nutrono per loro natura di continue sincretiche rimodulazioni e di complessi e contraddittori rapporti tra marginalità e centralità, dal punto di vista sociale, religioso, culturale.
Questo numero, oltre a presentare le recensioni di 4 volumi legati alle 3T della Rivista, si chiude con l’intervista a Michael Blim, una personalità di primo piano nella sociologia internazionale la cui reputazione deriva soprattutto dalle ricerche empiriche che il Prof. Blim ha condotto nel nostro Paese. A lui abbiamo chiesto di raccontarci l’Italia con gli occhi di un analista americano.