Editoriale Fascicolo 2/2018 (Vol. 4)

di Fabio Corbisiero

Tema di questo numero speciale di “Fuori Luogo” dal titolo “Confini porosi, spazi di frizione, luoghi in transizione: l’Europa e le migrazioni internazionali” è la relazione tra luoghi e migrazioni. L’incessante flusso dei migranti verso lo spazio europeo che da decenni alimenta il quadro conoscitivo della teoria sociale, ne impone oggi più che mai il suo ripensamento. Le nuove geografie migratorie modificano l’immagine della spazialità e l’Europa perde l’immagine di straordinaria e intensa bellezza del locus amoneus trasformandosi in un’area di loci horridi. I suoi territori, le sue nazioni, le sue città si trasformano in un piano di frizione tra i confini della “Fortezza Schengen” e i viaggi migratori in cui bambini, donne e uomini, incastonati nel diadema della paura, si imbarcano su pianeti che navigano passando dall’immobilità al movimento. Dopo che, nel secolo scorso, i processi migratori avevano toccato lo zenit ora essi conoscono un’eclisse nel momento in cui pare capovolgersi la bilancia delle forze: s’incrinano i valori della libertà di movimento dei diritti dell’uomo e si ripristinano i confini del territorio che marcano la differenza e l’appartenenza e ci de-limitano tutti. Le migrazioni post-moderne sono grandi nella amplificazione del dramma umano ma piccole nei numeri; ma ciò basta ad implementare la domanda di frontiere. Di confini. Di barriere. Di centri di concentramento.

Mass media e dibattito politico sono dediti a processi di semplificazione che generano grandi fraintendimenti. Soprattutto nei Paesi di approdo come l’Italia. In realtà, contrariamente a ciò che comunemente si pensa, il volume della popolazione immigrata nella Penisola è da anni stazionario. Poco sopra i 5 milioni di persone, compresi i milioni di immigrati UE. Si tratta pertanto di riorganizzare i fondamenti del discorso sulle migrazioni definendo le caratteristiche del fenomeno e soprattutto un lessico condiviso: se l’opinione pubblica europea ormai non distingue tra chi vive da tempo nel Paese (stock) e chi è appena giunto (flusso), se migranti, rifugiati o apolidi sono trattati come un problema comune vuol dire che quel che scrivono i teorici sociali ha meno rilievo di ciò che condividono i social. In questo quadro autrici e autori di “Fuori Luogo” rispondono ad alcuni quesiti attraverso un poderoso puntellato empirico: che luogo è oggi l’Europa rispetto alla questione migratoria? Come possiamo ripensare ai fenomeni migratori quando globalizzazione, mobilità e transnazionalismo sono oramai parte integrante delle migrazioni? Come si riconfigurano spazi e luoghi, attori istituzionali e non, governi centrali e locali?

Nel quadro, sempre più conflittuale, delle logiche sovranazionali che guidano la governance delle migrazioni, la regolamentazione territoriale delle dinamiche di accoglienza, di inserimento e di integrazione, come di quelle di accesso al mercato del lavoro, all’abitazione o ai diritti umani, si incrocia soprattutto e inevitabilmente con la sperimentazione pratica dell’altro da sé, dello straniero. Attraverso la (in)capacità di agency di attori che popolano uno spazio liminale, dove non esistono sequenze e comportamenti dati o scontati. Intorno a queste dinamiche ruota la riflessione condotta dagli articoli presentati in questo numero speciale di “Fuori Luogo” curato da Fabio Amato (Università L’Orientale di Napoli), Anna Maria Vitale (Università della Calabria) e Anna Maria Zaccaria (Università degli Studi di Napoli Federico II). Buona lettura.

 

 

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